Il coping

Lo stato di emergenza legato alla pandemia da covid-19 che stiamo vivendo ha imposto a tutti noi di modificare molti aspetti della nostra vita, a partire dalle abitudini e le routine, fino alle modalità con cui intrattenere le nostre relazioni con gli altri e interfacciarci con noi stessi. Nulla sembra controllabile eppure tutto deve seguire delle rigide regole; sembra tutto in pausa, eppure bisogna procedere.

Ogni cosa è più instabile e in divenire rispetto al solito, e a ciascuno di noi viene richiesto di adattarsi alle novità contestuali, ma anche ai comportamenti e alle emozioni che queste scaturiscono in noi e negli altri. Tali eventi, per la loro eccezionalità e complessità, comportano quasi inevitabilmente ad un costante stress, inteso come l’accumulo di richieste ambientali e interne al soggetto che eccedono, o mettono a dura prova, le risorse dell’individuo.

Il “far fronte a” o “reagire a” una situazione percepita come stressante, in psicologia viene chiamato coping, che può essere meglio definito come l’insieme di comportamenti e di processi cognitivi attraverso i quali un soggetto affronta un evento critico, una difficoltà, cercando di risolverlo o quantomeno di limitarne gli eventuali effetti negativi. (Lazarus; Folkman, 1984)

Dalle evidenze dei numerosi studi effettuati dalla fine degli anni Sessanta, il coping viene considerato un concetto multidimensionale ed è concettualizzato come un processo, secondo la sequenza: stress – valutazione dello stress – strategie di coping. Lazarus fu tra i primi ad evidenziare quanto, ad uguale impatto oggettivo di un evento, le reazioni differissero da persona a persona, in base alla valutazione cognitiva che queste ne effettuavano e alle diverse capacità di trattarlo.

La valutazione immediata del significato di minaccia, sfida o danno di una situazione coinvolge sia caratteristiche personali, come pensiero, memoria e apprendimento (credenze su di sé e sull’ambiente, valori, scopi), sia la configurazione degli stimoli ambientali (controllabilità, imminenza, durata, pericolosità), ed è inoltre implicata nella dinamica delle emozioni. Questa prima valutazione innesca un’azione finalizzata a far fronte al problema e/o all’emozione, attingendo a due principali tipi di risorse: quelle socio-ecologiche, che fanno riferimento a ciò che il contesto offre, come le relazioni sociali, le risorse economiche, le risorse di rete e di sostegno, e quelle personali, le quali comprendono le capacità che ciascuno possiede per valutare, interpretare e risolvere un problema (capacità di problem solving), il livello di autostima e di auto-efficacia, la capacità di accettare il rischio e di identificare correttamente le risorse interne ed esterne a sé. Tale osservazione dei mezzi disponibili per la gestione del danno reale o potenziale è la valutazione secondaria, o valutazione delle strategie di coping, e permette a sua volta una riconsiderazione dell’evento critico. Una caratteristica di questo complesso meccanismo è la dinamicità, in quanto sia l’evento, che la valutazione, che il coping stesso, possono modificarsi nel tempo.

In generale, le differenti strategie di coping che adottiamo, sia in situazioni quotidiane che straordinarie, possono essere considerate come orientate al dominio dell’evento o al controllo delle proprie emozioni; in base alla concettualizzazione di Lazarus e Folkman, e trasversalmente anche ad altri autori, si applica infatti una principale distinzione tra coping focalizzato sul problema e coping focalizzato sulle emozioni. Il primo, consiste nella ricerca attiva di informazioni e di supporto sociale, nella pianificazione di soluzioni al problema e nell’adozione di comportamenti volti a modificare le circostanze all’origine dello stress. Il secondo, è finalizzato invece a regolare le emozioni attraverso la loro espressione e modulazione e si realizza mediante la ricerca di supporto morale, tentativi di fuga e di evitamento, la reinterpretazione (reappraisal) positiva della situazione stressante o l’accettazione della stessa. Tali modalità non si escludono a vicenda, anzi possono essere adottate congiuntamente, e nessuna delle due categorie può essere considerata migliore rispetto all’altra poiché la loro valenza adattiva dipende dagli effetti prodotti all’interno di uno specifico ambiente e nel corso del tempo.

In generale, si ritiene che le strategie focalizzate sul problema vengano impiegate maggiormente quando gli eventi sono percepiti come più facilmente controllabili o suscettibili di cambiamento, mentre quelle centrate sulle emozioni nelle situazioni percepite come più minacciose o relativamente modificabili poiché l’individuo cercherà principalmente di ridurre il proprio livello di distress emozionale; da specificare, tuttavia, che la strategia di evitamento, sebbene utile nel caso di eventi incontrollabili, se troppo continuata nel tempo rivela un fattore di rischio, in quanto non produce nuove informazioni sui problemi e compromette alcune risorse come il sostegno sociale (Aspinwall, 1997). È proprio il sostegno sociale, sia in forma di risorse collettive fornite dai servizi pubblici o del privato, che può fornire un importante aiuto ad affrontare un evento stressogeno quando le risorse a disposizione dell’individuo sono insufficienti (Dohrenwend, 1978).

Nel caso di un’emergenza come quella della pandemia, l’evento non colpisce solo l’individuo, ma questo e l’intera comunità, e viene perciò affrontato in connessione con gli altri. Le altre persone intervengono in modi e momenti diversi nel processo di coping, fungendo da fonte di informazione, consiglio, sostegno, da modello di funzionamento o malfunzionamento e i modi in cui un soggetto può interagire con gli altri nel valutare ed affrontare un evento stressante sono così moltiplicati (Berg, 1998). Infatti, se l’esperienza di stress rende l’individuo più fragile e vulnerabile, nello stesso tempo è questa la condizione che gli permette di essere maggiormente disponibile al cambiamento e all’apprendimento di nuove abilità.

È così che, come possiamo osservare dai social o dai contatti con i nostri conoscenti, in questo periodo, per adeguarsi alla condizione di costante allerta o di isolamento in casa, c’è chi si è riscoperto esperto di computer e di mille piattaforme diverse per lo smart working, chi chef, chi sportivo, chi ha cominciato a fare yoga, chi a dipingere, chi ha ripreso a leggere, o chi semplicemente, ha capito di doversi fermare per valutare e comprendere la situazione o prendersi cura di sé con bagni caldi e film su Netflix (anche quella è un’attività, non c’è da sentirsi inadeguati socialmente se non avete predisposto una fitta agenda di nuove attività); o, ancora, chi si è adoperato per la propria comunità prestandosi volontario nei soccorsi o nel portare la spesa a chi è impossibilitato o chi, come i nostri operatori sanitari, sta cercando di mantenere la lucidità e affrontare ogni caso con metodo senza farsi trascinare dal turbine emotivo che sicuramente li colpisce ogni giorno e ogni ora.

 

Articolo a cura di: dr.ssa Lucinda Spinelli 

 

Bibliografia

Aspinwall, L. G., & Taylor, S. E. (1997). A stitch in time: Self-regulation and proactive coping. Psychological Bulletin, 121, 417-436

Berg, C.A., Meegan, S.P. and Deviney, F.P. (1998). A social contextual model of coping with everyday problems across life span. International Journal of Behavioural Development, 22, 239-263.

Dohrenwend, B. S. (1978). Social Stress and Community Psychology. American Journal of Community Psychology, 6, 1-14.

Lazarus, R. S., & Folkman, S. (1984). Stress, appraisal and coping. New York: Springer.

Lazarus, R. S. (1990). Theory-based stress management. Psychol Inq, 1, 3-13

Lazarus, R.S. (1991). Emotion and adaptation. Oxford University Press, New York.

Lazarus, R.S. and Folkman, S. (1987). Transactional theory and reserch on emotion and coping. European Journal of Personality, 1, 141-169.

Lazarus, R. S. (1966). Psychological stress and the coping process. McGraw-Hill.

Lazarus R.S., Launier R. (1978) Stress-Related Transactions between Person and Environment. In: Pervin L.A., Lewis M. (eds) Perspectives in Interactional Psychology. Springer, Boston, MA

Immagine tratta da deadline.com