Benessere psicologico ai tempi della pandemia

Cosa possiamo aspettarci come esiti sulla nostra psiche e sulle nostre emozioni durante e dopo la pandemia? Possiamo fare qualcosa per tutelarci? E quali segnali possono essere indicatori efficaci della necessità di un intervento di aiuto?

Nel 20° secolo si sono verificate tre grandi epidemie di influenza: l’influenza spagnola nel 1918, l’influenza asiatica nel 1957 e l’influenza di Hong Kong nel 1968. L’influenza spagnola, causata dal virus aviario H1N1 fu l’epidemia influenzale più mortale e aggressiva della storia: si sparse per tutto il mondo tralasciando solo poche popolazioni di alcune isole del pacifico e si concluse con più di 50 milioni di morti.

Oggi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle come una nuova pandemia potrebbe nascere e diffondersi con grande rapidità a causa della globalizzazione e dei frequenti spostamenti aerei. Nel presente lavoro verranno esaminati i principali fattori di rischio associati allo sviluppo di un disagio psicologico come risultato di acuti livelli di stress e paura relativi a un’epidemia. In particolare, saranno messe in luce le conseguenze della quarantena prolungata e dell’isolamento sociale sulla salute mentale e le potenziali strategie che dovrebbero essere prese in considerazione nell'eventualità di una pandemia.

Le conseguenze psicologiche che seguono gli eventi traumatici

Numerose ricerche hanno documentato gli effetti psicologici di eventi quali uragani, alluvioni e terremoti; simili conseguenze si possono verificare in seguito alla diffusione di una malattia infettiva.

Lo U. S. Department of Veteran Affairs National Center for Post-traumatic Stress Disorder (PTSD) ha condotto una metanalisi sulla letteratura riguardante la correlazione tra la salute mentale e gli eventi catastrofici: in circa un terzo di tali studi è stato notato un importante effetto sullo stato del benessere psicologico della popolazione. I disturbi maggiormente riscontrati sono stati, in ordine di incidenza, il Disturbo da Stress Post Traumatico (PTSD), la Depressione Maggiore e il Disturbo d’Ansia Generalizzato.

La SARS come archetipo

La Severe Acute Respiratory Syndrome, o SARS, è stata la prima nuova malattia infettiva del ventunesimo secolo. Al riguardo è stato condotto un grande numero di ricerche sulla salute mentale subito dopo la sua diffusione: stress, stigmatizzazione e ansia erano le manifestazioni più comuni della gente infettata. Nel 2006 è stata fatta una ricerca su 129 persone messe in quarantena a Toronto durante la diffusione della SARS e dai risultati è emersa un’incidenza pari del 31.2% per la Depressione e del 28.9% per il PTSD.

Nei lavoratori sanitari, invece, le ricerche hanno evidenziato la presenza di distress emotivo nel 45% dei casi, sebbene tali studi sottolineino che, nonostante le conseguenze psicologiche siano diffuse, non tutti gli individui le presentano globalmente.

Misure di prevenzione per un benessere psicologico durante una pandemia.

Identificare le popolazioni ad alto rischio di sviluppare problemi psicologici

Tale strategia faciliterebbe lo sviluppo di infrastrutture di risposta per il verificarsi di un evento critico e, in particolare, a tal fine sono da considerare fattori di rischio uno scarso benessere mentale precedente la crisi, lutto, danni a sé stessi o a un familiare, pericolo di morte, panico e la separazione dalla famiglia (specialmente per i bambini). Inoltre, gli adulti di mezz'età, le donne e le persone con un basso status socio-economico sono più vulnerabili allo sviluppo di DPTS.

I fattori protettivi su cui focalizzarsi includono un buon benessere psicologico precedente l’evento, una forte rete di supporto sociale prima, durante e dopo l’evento traumatico e buone strategie di coping che permettano di affrontare i cambiamenti di routine e le sensazioni di incertezza che comportano la quarantena e l’isolamento.

Il senso di colpa dei sopravvissuti

I sopravvissuti all'interno di una famiglia possono provare senso di colpa e ciò li rende a più alto rischio di sviluppare problemi e stress psicologico; tuttavia, la psicoeducazione e la terapia cognitiva possono aiutare nel concettualizzare la colpa come il risultato di pensieri irrazionali e quindi anche di conclusioni disfunzionali. Una volta che è stata fatta una ristrutturazione cognitiva della percezione degli eventi, il senso di colpa e di responsabilità spesso diminuiscono o scompaiono.

Sfide per bambini e adolescenti

Durante una pandemia i bambini affrontano diverse difficoltà quali il trauma, la perdita di supporto genitoriale e la malattia; infatti il senso di sicurezza del bambino viene meno in quanto i genitori potrebbero essere morti, ammalati o in isolamento. In alcuni casi si possono verificare comportamenti regressivi come succhiarsi il pollice o fare la pipì a letto, inoltre si possono presentare incubi, scarsa capacità di attenzione e ritiro. Negli adolescenti, invece, lo stress si può manifestare attraverso disturbi del sonno, problemi con i coetanei, isolamento e depressione.

La quarantena e la distanza sociale: l’impatto dell’isolamento sulla salute mentale

Nell'attesa che venga scoperto un vaccino o che si riduca il contagio, la chiusura delle scuole e la distanza sociale sono la migliore difesa contro la diffusione di un virus. Tuttavia, a livello del benessere psicologico, l’adozione di tali misure può condurre a un peggioramento della salute fisica e mentale: lo stato di salute di una persona che ha contratto il virus influenzale può, infatti, peggiorare ulteriormente in seguito all’isolamento. Gli esseri umani hanno bisogno di un frequente contatto sociale ed eventi critici come un’epidemia aumentano la necessità di intimità e affiliazione, specialmente con persone che stanno sperimentando simili emozioni e stati d’animo.

Misure di prevenzione per il benessere psicologico durante una pandemia

Al fine di tutelare il benessere psicologico che può essere messo in crisi durante una pandemia, le comunità, i sistemi scolastici e i centri per la salute mentale possono creare una rete di supporto per incrementare le abilità e strategie di coping. Per esempio, per i bambini, che sono maggiormente a rischio, può essere previsto un training svolto dai professionisti della salute mentale per gli insegnanti, affinché quest’ultimi riescano ad aiutare i bambini ad affrontare le conseguenze di un evento traumatico e forniscano un ascolto empatico all'interno di un ambiente sicuro e rassicurante in cui poter parlare delle proprie esperienze.

Un altro fattore su cui occorre lavorare è il ruolo della paura all'interno del contagio: da un lato questa informa della presenza di un pericolo e consente di prepararsi per sopravvivere, dall'altro, una sua cronicizzazione porterebbe a un’ansia contagiosa che può condurre a comportamenti dannosi. Risulta quindi importante fare psicoeducazione sulle emozioni e appellarsi alla razionalità delle persone, sottolineando la necessità di prendere e attenersi alle misure di sicurezza e di prevenzione che possono portare al contenimento del virus.

Inoltre, l’avere a disposizione mezzi di comunicazione e di informazione permette di ridurre la possibilità di caos e panico attraverso la diffusione di notizie critiche e misure di prevenzione da adottare: spesso in tali situazioni accade che le persone iniziano a ragionare in termini di danno potenziale proveniente dall'altro, dimenticando di poter essere in prima persona e a propria volta dannosi. La disponibilità di cellulari e nuove tecnologie consente una più vasta comunicazione tra persone anche lontane tra loro, aiutando a ridurre l’isolamento sociale e la sensazione di solitudine e paura che si viene a creare con la quarantena.

La riduzione dello stress, sebbene difficile in questi momenti di isolamento e incertezza, è fondamentale. Coloro che riescono a gestire tale stato d’animo sono più supportivi e godono di un maggior benessere psicologico che li aiuta a fornire un miglior sostegno ai propri cari; inoltre ciò consente di ridurre l’esperienza di stress nei bambini, i quali tendono a riflettere e a empatizzare lo stato d’animo di genitori.

Conclusioni

Per concludere, la prevenzione è vitale per ridurre i possibili effetti psicologici di un’epidemia: comunità, scuole, e centri per la salute mentale possono organizzare training per insegnare alle figure più idonee come affrontare le conseguenze psicologiche di un evento così destabilizzante.

Le organizzazioni possono sviluppare programmi che consentano di migliorare l’adattabilità e le abilità di problem solving per riuscire a essere psicologicamente più preparati a scenari in continua evoluzione come quelli di una pandemia.

I canali di comunicazione possono fornire informazioni veritiere ed esaustive che consentano di contenere una crisi, inoltre, grazie alle nuove tecnologie, si può favorire la diminuzione della sensazione di solitudine attraverso la videocomunicazione, anche tra più persone.

Infine, i genitori possono pianificare come potrebbero essere il miglior modello di riferimento per i figli durante situazioni ad alto stress. Impegnandosi nell'attivare misure di prevenzione psicologiche durante una pandemia, è possibile superare un evento così critico attraverso un impegno collettivo che permetterà di sperimentare una maggiore autoefficacia e un miglior senso di appartenenza.

 

Articolo a cura di: dr.ssa Susanna Toppino 

 

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Immagine tratta da theparentcue.org