Come incoraggiare il comportamento collettivo

Da quando il Coronavirus ha iniziato a diffondersi in tutta Italia, sono state prese diverse misure per contrastarne la trasmissione e salvare vite. Alcune di queste riguardano una migliore organizzazione delle strutture sanitarie, altre, invece, sono state pensate per modificare il processo di decision making e il comportamento dei cittadini. Nel presente lavoro verrà esaminata una componente inevitabile e cruciale nella risposta al COVID-19: il comportamento collettivo.

Le scienze comportamentali per contrastare il Coronavirus.

È ormai noto che la probabilità di ogni singola persona di contrarre il virus non dipende solamente dal suo specifico comportamento ma anche dall'atteggiamento complessivo di tutti i cittadini. Per esempio, nonostante ci sia una minore probabilità di contrarre il virus tra le persone più giovani, la volontà di quest’ultimi di adattare il proprio comportamento al contesto e alla situazione attuale influenzerà la percentuale di persone anziane che contrarranno il COVID-19.

Simili problematiche sono già state analizzate in passato attraverso diversi paradigmi sociali quali il public good game, in cui i giocatori devono decidere simultaneamente che percentuale donare dei loro possedimenti per contribuire al bene pubblico, e i social dilemmas, ovvero situazioni in cui il proprio personale interesse affronta quello collettivo. A prescindere dall'esperimento specifico, vi sono risultati empirici che dimostrano e suggeriscono modalità per aumentare la probabilità che le persone si comportino nel modo corretto. (Ostrom, Walke, Gardner, 1992) (Ledyard, 1995).

È già stato provato che molti individui rinuncerebbero ai propri personali interessi per agire a favore di quello collettivo: questi cosiddetti collaboratori condizionati (Chaudhuri, 2011; Thöni, Volk, 2018) sono disposti a fare sacrifici a favore del bene comune prevedendo che anche gli altri facciano lo stesso, tuttavia potrebbero cessare tale collaborazione nel constatare il disinteresse e l’egoismo di molti. Fortunatamente, è anche stato dimostrato che tale comportamento collaborativo è particolarmente accentuato nelle situazioni di emergenza (Moussaïd, Trauernicht, 2016; Drury, Carter, Cocking, Ntontis, Tekin Guven, Amlôt, 2019), come quella che si sta vivendo in questi giorni in tutto il mondo.

La letteratura scientifica, in generale, sottolinea tre fattori importanti per favorire e mantenere un comportamento collettivo:

  • la comunicazione
  • l’identità di gruppo;
  • la punizione.

È importante sottolineare che tali elementi sono stati verificati non solo in laboratorio ma anche in diversi scenari che sono realmente accaduti in tutto il mondo (Fehr, Schurtenberger, 2018).

Una scoperta coerente con quanto detto finora è che la collaborazione può essere incrementata e migliorata grazie a una comunicazione efficace: frasi chiare, pronunciate da leader e ripetute da persone influenti, riguardanti un comportamento collettivo desiderato che è nell'interesse di tutti, possono incrementare la fiducia, stabilire nuove norme sociali e incoraggiare gli individui a impegnarsi in tale comportamento(Zelmer, 2003; Bornstein, 1992). Inoltre, attraverso una buona comunicazione si può migliorare e facilitare la comprensione della situazione di emergenza tra gli individui, favorendo così la circolazione delle informazioni.

Nello specifico, articolare la comunicazione in termini di “comportamento migliore per tutti” piuttosto che persuadere a intraprendere uno specifico atteggiamento, è il modo più efficace per supportare la collaborazione di fronte a un dilemma sociale (Pavitt, 2018). Portando questa evidenza all’interno dello scenario odierno, per promuovere la compliance all'isolamento è meglio comunicare che l’auto-isolamento in risposta ai sintomi è la migliore possibilità per tutti al fine di prevenire un contagio di massa. Infatti, più le persone sentono di far parte a un gruppo o a un movimento condiviso, maggiori sono le probabilità che mettano in atto comportamenti altruisti, soprattutto di fronte alle minacce, quando queste vengono inquadrate in termini di comportamento di gruppo anziché individuale.

A livello concreto tale evidenza può essere riscontrata nel famoso hashtag #iorestoacasa che sta spopolando sui social: sentire e vedere che anche altre persone stanno compiendo sacrifici in vista di un bene comune ha aumentato il senso di comunità, di vicinanza e di autoefficacia, rafforzando così la volontà di perseguire nel comportamento di cooperazione.

Infine, un ultimo fattore su cui concentrarsi per favorire il comportamento collaborativo, è quello di fornire trasparenza sia riguardo ai contributi positivi da parte dei cittadini, sia riguardo alle punizioni che vengono adottate in caso di mancata osservazione delle norme stabilite per la situazione di emergenza (Fehr, Gachter, 2000). Da un lato i primi, come detto in precedenza, aumentano il senso di comunità e appartenenza fungendo da rinforzo positivo per tutti coloro che persistono nel tenere il difficile comportamento che è richiesto dalle autorità. Dall'altro le seconde, invece, costituiscono uno stimolo avversivo per quelle persone hanno un minor senso di cooperazione e che, in assenza dell’introduzione di un elemento negativo, difficilmente adotterebbero un comportamento di collaborazione; le punizioni, infatti, permettono di inibire il comportamento indesiderato diminuendo la probabilità che venga ripetuto.

Le evidenze illustrate nel presente lavoro hanno delle implicazioni nella battaglia al Coronavirus: tale situazione è collettiva, non solo a livello internazionale e nazionale, ma livello di città, paesi, luoghi di lavoro e famiglie.

In ognuno di questi gruppi sociali una forte comunicazione sulla strategia comune da adottare per sconfiggere il virus aumenta la probabilità di aderire al comportamento prescritto; una particolare attenzione al linguaggio, prediligendo termini come noi/nostro al posto di mio/tuo favorisce risposte di comunità e collaborative; il focus sia sui contributi che sulle punizioni è ugualmente importante per sostenere i comportamenti corretti e contrastare quelli egoistici.

Ricordiamocelo: stiamo uniti in tutto questo!

 

Articolo a cura di: dr.ssa Susanna Toppino 

 

Bibliografia

Bornstein, G. (1992). Group decision and individual choice in intergroup competition for public goods. In W.Leibrand, D. Messick, & H. Wilke (Eds.), Social dilemmas: Theoretical issues and research findings (pp. 247-263). Oxford, UK: Pergamon Press.

 Chaudhuri, A. (2011). Sustaining cooperation in laboratory public goods experiments: a selective survey of the literature. Experimental Economics, 14, 47-83.

Drury, J., Carter, H., Cocking, C., Ntontis, E., Tekin Guven, S., & Amlôt, R. (2019). Facilitating collective resilience in the public in emergencies: Twelve recommendations based on the social identity approach. Frontiers in Public Health, 7, 141

Fehr, E., & Gachter, S. (2000). Cooperation and punishment in public goods experiments. American Economic Review, 90, 980-994

Fehr, E., & Schurtenberger, I. (2018). Normative foundations of human cooperation. Nature Human Behaviour, 2, 458-468

Ledyard, O. (1995). Public goods: some experimental results. In J. Kagel & A. Roth (Eds.), Handbook of experimental economics. Princeton: Princeton University Press (Chap. 2).

Moussaïd, M., & Trauernicht, M. (2016). Patterns of cooperation during collective emergencies in the helpor-escape social dilemma. Scientific Reports, 6, 33417

Ostrom, E., Walker, J., & Gardner, R. (1992). Covenants with and without a sword: Self-governance is possible. American Political Science Review, 86(2), 404-417

Pavitt, C. (2018). The Path to Cooperative Action during Group Social Dilemmas: A Literature Review, Set of Propositions, and Model Describing How the Opportunity to Communicate Encourages Cooperation. Review of Communication Research, 6, 54-83

Thöni, C., & Volk, S. (2018). Conditional cooperation: Review and refinement. Economics Letters, 171, 37-40

Zelmer, J. (2003). Linear public goods experiments: A meta-analysis. Experimental Economics, 6, 299-310

Immagine tratta da commondreams.org