Come i bambini rispondono alle pandemie

Cosa possono fare i genitori? Nessuno era preparato a far fronte a tale situazione che è piombata addosso alla nostra società e, di conseguenza, non è facile capire come gestirla al meglio. Anche i bambini hanno accusato grandi cambiamenti nelle loro vite nelle ultime settimane. Anzi, forse loro sono stati proprio i primi ad aver vissuto in prima persona questo grande cambiamento con l’improvvisa chiusura delle scuole.

La comparsa del Coronavirus in Italia ha determinato una serie di cambiamenti radicali nelle nostre abitudini di vita bene espresse dall'hashtag “#iorestoacasa” che prevede la limitazione degli spostamenti delle persone, il blocco delle manifestazioni sportive, la sospensione in tutto il Paese dell'attività didattica nelle scuole e nelle università.

Infatti, dall'oggi al domani, i più giovani si sono ritrovati a casa, senza sapere quando sarebbero potuti tornare in classe con i propri compagni e senza nemmeno la possibilità di andare a giocare con gli amici. I bambini non sono in grado di comprendere i cambiamenti che si sono verificati nelle loro attività quotidiane e, di conseguenza, avvertono un aumento dello stress.

Per voi genitori non è sempre facile capire se i bambini sono stressati, ma, attraverso l’osservazione di alcuni cambiamenti comportamentali, è possibile riconoscere il loro stato di stress. Ci possono essere cambiamenti nelle abitudini alimentari, sonno interrotto, terrori notturni, incubi ricorrenti, ritiro dalle attività e alterazioni del comportamento, come agitazione, aumento del pianto, ansia da separazione, apatia e aumenti di collera.

L’evento del coronavirus ha generato diverse reazioni in tutte le fasce di età più giovani: c’è infatti una varietà di adattamento tra bambini più piccoli e adolescenti. È normale che bambini di età prescolare possano presentare comportamenti di regressione (ovvero: comportamenti in cui il bimbo agisce come se fosse più piccolo di quello che è). In questo caso, potete incoraggiare attività non verbali come l'espressione attraverso il gioco e la narrazione, che li aiuterà anche a ridurre lo stress e fornire un veicolo per condividere pensieri e sentimenti.

Molti genitori hanno deciso di isolare completamente dal mondo esterno i bambini più piccoli, impedendo loro di uscire di casa. Tuttavia, questo comportamento, per quanto ragionevole e giustificato, tende anche a generare maggiore stress: infatti, le attività ludiche permettono ai bambini di esprimere sentimenti ed emozioni.

I bambini di età scolare sono anch’essi vulnerabili alle reazioni di stress, dimostrandosi a volte ossessivamente preoccupati per l’epidemia e per la paura del benessere proprio, dei familiari e degli amici. In particolare in questa fascia d’età, è fondamentale permettere l’espressione di sentimenti ed emozioni attraverso discussioni e conversazioni o anche attraverso varie forme d’arte, come il disegno o la musica.

Gli adolescenti possono reagire in modi molto differenti di fronte a una pandemia: potrebbero presentare sintomi d’ansia, agitazione, sbalzi d’umore, scoppi d’ira o sintomi psicosomatici. In alcuni casi potrebbero ricorrere all’uso di meccanismi di coping disfunzionali e mettere in atto comportamenti a rischio, come abuso di alcol o sostanze o, come si sente spesso oggi al telegiornale, sminuire il problema e continuare a frequentare posti affollati non seguendo le direttive di prevenzione. È particolarmente importante, per questa fascia d’età, mantenere con loro i canali comunicativi aperti e permettere modi alternativi per entrare in contatto con i pari in modo da dar loro la possibilità di comunicare le proprie emozioni e incoraggiarli a prendere coscienza della situazione che si sta vivendo in modo da assumersi la responsabilità (Murray, 2010).

Purtroppo quello che capita in momenti come questo è che anche noi adulti, non preparati a un’evenienza simile, non siamo in grado di rispondere in modo adeguato al nostro stress e a quello della prole e ci potremmo far prendere dall'ansia. Quindi, nel momento in cui bisogna comunicare ai propri figli cosa sta capitando, o si cerca di sminuire la situazione per non spaventarli o si dà loro informazioni confuse e negative che li portano a sperimentare stati ansiosi. Infatti, genitori molto ansiosi e spaventati tendono a concentrarsi sulle informazioni negative, le quali vengono poi trasmesse ai figli nel tentativo di spiegare loro la situazione che stanno vivendo. Questo atteggiamento però genera maggiore paura nei bambini, che percepiscono lo stato ansioso genitoriale (Remmerswaal & Muris, 2011).

È anche importante tenere in considerazione la paura derivante dai pari e dai media; questi ultimi, in particolare, tendono a focalizzarsi principalmente sulle notizie negative riportando il numero di contagiati e di morti e, quindi, incrementando la sensazione di minaccia. Altri fattori responsabili dell’incremento della paura nei bambini sono: le informazioni poco chiare, mutevoli e discrepanti; le limitazioni imposte che cambiano radicalmente il loro modo di vivere, come il non poter uscire, non poter frequentare gli amici o non poter andare a scuola; e l’uso di dispositivi di protezione, come le mascherine.

Generalmente, un’epidemia colpisce emotivamente bambini e adolescenti ma in modo temporaneo. Tuttavia, alcuni bambini più vulnerabili possono sviluppare un disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e, in questi casi, è bene effettuare un intervento psicoterapeutico precoce (Murray, 2010). Se vi accorgerete che i sintomi problematici sopradescritti continuano nel tempo, sarà bene quindi rivolgersi ad uno specialista.  

Dunque: che fare con i nostri figli? Per far fronte alle paure e cercare di sostenere al meglio i bambini è utile mantenere con loro un dialogo aperto: ascoltare e capire cosa il bambino sa della situazione che sta vivendo, per poi rispondere a tutte le sue domande e cercare di spiegare in modo sensibile e adeguato, tramite l’utilizzo di termini semplici e chiari, cos’è il virus di cui sente tanto parlare, come si diffonde e come può prevenirlo, quali complicanze potrebbe avere e spiegargli i cambiamenti comportamentali che sono richiesti, motivando anche il perché di tali decisioni (Koller et al., 2010).

Al fine di promuovere il benessere dei bambini, bisogna farli sentire coinvolti e far loro capire che possono davvero attivamente fare qualcosa per aiutare i “grandi”. Per esempio, lavandosi spesso le mani per almeno 20 secondi, tossire e starnutire nella piega del gomito, evitare di condividere cibo e bevande con gli altri, stare il meno possibile a contatto con le altre persone finché la situazione non verrà risolta.

È anche importante cercare di creare una routine e mantenerla, in modo da trasmettere una certa stabilità. In particolare per i bambini piccoli è bene che vi siano routine nei momenti dei pasti, della ricreazione e del sonno. Ovviamente, anche noi adulti siamo stati "travolti" da questa situazione e anche noi abbiamo i nostri bisogni, domande e paure. Quindi, prima di parlare con i bambini, è bene che ci si chiarisca come effettivamente stanno le cose e ci si prenda cura di noi stessi. Altrimenti, il rischio è quello di trasmettere ansia e confusione ai bambini, che probabilmente già sperimentano. Sarebbe, dunque, utile parlare con operatori sanitari che spieghino chiaramente come stanno le cose e mantenere, almeno via social network, un contatto sociale evitando l’isolamento (Murray, 2010).

 

Articolo a cura di: dr.ssa Marta Sabato 

 

Riferimenti

Murray, J. S. (2010). A collaborative approach to meeting the psychosocial needs of children during an influenza pandemic. Journal for Specialists in Pediatric Nursing, 15(2), 135–143.

Remmerswaal, D., & Muris, P. (2011). Children’s fear reactions to the 2009 Swine Flu pandemic: The role of threat information as provided by parents. Journal of Anxiety Disorders, 25(3), 444–449.

Remmerswaal, D., & Muris, P. (2011). Children’s fear reactions to the 2009 Swine Flu pandemic: The role of threat information as provided by parents. Journal of Anxiety Disorders, 25(3), 444–449.

L'immagine dell'articolo è tratta da https://www.kidsmentalhealthinfo.com/