Gestire il panico da coronavirus

Non c'è niente come una pandemia di un virus nuovo e mal compreso per far emergere l'ipocondriaco noscosto in tutti noi. Noi esseri umani siamo inclini a paure irrazionale di cose che è molto improbabile causino la nostra morte, che si tratti di squali, serpenti, aeroplani o malattie. L'innata tendenza a temere l'ignoto aiuta a tenerci in vita. Ma può anche causare panico.

Primo: le informazioni

Come per ogni problema da affrontare, la prima e più importante cosa da fare è quella di raccogliere informazioni rispondenti ai fatti. Facciamo un breve punto delle informazioni sulla situazione, iniziando da ricapitolarne le principali.

Come dichiara il Ministero della Salute, i Coronavirus sono una famiglia di virus che causa malattie che oscillano dal più comune raffreddore a malattie respiratorie più gravi, come la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Sono stati denominati coronavirus perché l’aspetto al microscopio elettronico ricorda quello di una corona. Questa famiglia di virus è stata identificata a metà degli anni ’60 e colpisce il tratto respiratorio e quello gastrointestinale. La malattia provocata dal nuovo coronavirus è stata denominata “COVID-19”, dove “CO” sta per corona, “VI” sta per virus, “D” sta per disease o malattia e “19” sta per 2019, l’anno in cui si è manifestata.

I sintomi più comuni sono febbre, stanchezza e tosse secca. Possono inoltre manifestarsi dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. I sintomi più gravi ma meno frequenti sono polmonite, sindrome respiratoria acuta grave e insufficienza renale. Alcune persone si ammalano ma non presentano sintomi. I sintomi nella maggior parte dei casi sono lievi e ad insorgenza lenta. Circa il 20% dei casi richiede un ricovero in ambiente ospedaliero.

Le persone a rischio sono quelle più anziane e quelle che presentano patologie come ipertensione, problemi cardiaci o diabete e immunodepressione. Il tempo che intercorre tra il contagio e lo sviluppo dei primi sintomi può variare dai 2 ai 14 giorni. Il COVID-19 può essere trasmesso tramite saliva (tossire, stranutire), tramite contatti diretti personali o tramite mani (toccarsi bocca, naso o occhi con mani non pulite). Il COVID-19, nonostante l’elevata capacità di trasmissione, è un virus con una discreta letalità (numero di morti sul numero di malati di una certa malattia entro un tempo specificato) e una bassissima mortalità (numero di morti per una determinata malattia).

Il 30 Gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l’epidemia da COVID-19 un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. A questo proposito, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri, emanato l’11 marzo 2020 e i successivi, decreta che, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19, sono adottate, sull'intero territorio nazionale, misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza. Il decreto, anche identificato con l’hashtag #IoRestoaCasa, vieta lo spostamento dalla propria abitazione, concesso solo in caso di comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità, motivi di salute o rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Nonostante siano molte le persone chiuse nelle loro abitazioni, altrettante sono costrette a trascorrere del tempo fuori casa. Alcuni hanno la possibilità di spostarsi con mezzi propri, altri invece devono utilizzare mezzi pubblici, esponendosi inevitabilmente ad un rischio maggiore di vicinanza alle altre persone.

La psicosi da coronavirus

Negli ultimi giorni sono molte le testate giornalistiche che parlano di Psicosi da Coronavirus. Ma esattamente a cosa ci stiamo riferendo? Vi è capitato di avere un comune raffreddore, un mal di testa, un leggero acciacco che non avreste notato in altre circostanze? Quale è stato il primo pensiero che vi è passato per la testa? Scommetto che avrete pensato "Ho il coronavirus!" e la vostra ansia sarà schizzata molto velocemente a livelli particolarmente elevati.

Cosa è successo? Come mai non solo voi state facendo questo tipo di pensieri in questi giorni? Prendiamo come esempio una situazione di vita quotidiana: siete su un treno con molte altre persone, improvvisamente una delle persone a bordo inizia a sentirsi male, accusando sintomi come tosse, raffreddore, sensazione di svenimento. Immediatamente le persone vicino a lui iniziano inspiegabilmente a sentirsi male, nonostante sulla carta siano persone sane. Questo fenomeno è causato dalla suggestione.

Il fenomeno della suggestione a a che fare con un altro concetto, quello del comportamento collettivo. Il comportamento collettivo è caratterizzato da risposte spontanee e non strutturate, messe in atto in caso di minacce o situazioni di incertezza all'interno di un gruppo di individui (Smelser,1968). Goode (1980) parla di teoria del contagio, una prospettiva teorica sui comportamenti collettivi, evidenziando l’uniformità di questi ultimi. La protezione dell’anonimato della folla porta qualsiasi individuo ad agire per imitazione o suggestione. I comportamenti collettivi possono essere adattivi o disadattivi. Risposte illogiche e irrazionali producono conseguenze negative per la sicurezza degli individui stessi. Tra i comportamenti collettivi ad esito negativo troviamo il panico (Cuzzolaro, Frighi 1991).

Facciamo anche una distinzione tra panico e paura. Se il panico può essere preceduto dalla paura, la paura non porta necessariamente al panico, nonostante rappresenti una motivazione forte (Lavanco, 2007).

Il panico è provocato da un pericolo inaspettato, che porta alla nascita di uno stato confusionario e alla messa in atto di comportamenti irrazionali. In situazioni di folla può diffondersi molto velocemente tra gli individui, creando un fenomeno di panico collettivo (Patetta, Tanini, Leone, 2018). Questo fenomeno genera danni reali, per questo motivo è necessario possedere le giuste conoscenze al fine di gestirlo al meglio delle nostre possibilità.

Come comportarsi in situazioni di panico?

Il panico sopraggiunge in situazioni in cui l’individuo si sente in trappola. Il salvataggio è visto come possibile ma le sensazioni di impotenza e incapacità limitano le vie di fuga (Patetta, Tanini, Leone, 2018).  In questi casi è possibile mettere in atto alcune strategie di coping adattivo, che permettono una netta riduzione dei sintomi legati al panico.

Secondo il modello cognitivo-comportamentale è importante focalizzare l’attenzione su ciò che si sta provando nel momento esatto in cui emergono i sintomi legati al panico. L’attenzione dev’essere rivolta tanto alle sensazioni corporee quanto all’identificazione dei pensieri che ci stanno passando per la mente in quel preciso istante. Dopo aver identificato pensieri e sensazioni corporee, si può iniziare un lavoro di messa in discussione dei pensieri disfuzionali, ma di questo parleremo più diffusamente nei prossimi giorni.

Iniziamo dalle cose più semplici da fare e focalizziamoci sul respiro.

È stato dimostrato che la respirazione diaframmatica ha un effetto rilassante e stabilizzante sul sistema nervoso autonomo (Kim et al., 2015; Subbalakshmi, Adhikari, & Shanmugavel Jeganathan, 2014). Quest’esercizio di respirazione consiste nel posizionare le dita della propria mano sull'addome per verificare che ad ogni atto respiratorio sia questa zona del nostro corpo a muoversi e non il torace; inspirare profondamente attraverso il naso, espandendo l'addome ed espirare attraverso la bocca, ritraendo delicatamente l'addome (Yokogawa et al., 2019). L’inspirazione, se associata a una pausa post-inspiratoria, aumenta la capacità di rilassamento (Tomich et al., 2007). È quindi consigliata una pausa di qualche secondo (ad esempio 2-3 secondi) tra l’inspirazione e l’espirazione. Cerchiamo di fare in modo che la nostra espirazione duri un poco di più di ogni inspirazione, magari contando mentalmente fino a 5 mentre inspiriamo e fino a 6 o 7 mentre espiriamo.

E con i pensieri che facciamo? In attesa di parlarne meglio, mentre stiamo svolgendo l’esercizio di respirazione cerchiamo di focalizzare la nostra attenzione sul respiro, lasciando i pensieri sullo sfondo. Se proprio non riusciamo, proviamo almeno a posticiparli di qualche minuto, per permetterci prima di respirare un poco in questa modalità. Quando iniziamo a sentire l'effetto di questa respirazione diaframmatica vediamo se riusciamo a sostituire i pensieri negativi e disfunzionali con pensieri più vicini alla realtà, utili ad abbassare il nostro livello di agitazione (esempi di pensieri funzionali potrebbero essere: “non è detto che io sia infetto, può essere che io mi stia suggestionando” oppure “sento la mia temperatura corporea che lentamente si sta abbassando”).

Considerata la situazione di allerta, può capitare che alcune persone interpretino erroneamente raffreddore, tosse e starnuti come sintomi causati dal COVID-19(Schmidt, 2020). Ciò che davvero è importante è come si agisce a fronte di questi sintomi. Prima di precipitarsi in pronto soccorso, è fondamentale cercare di distinguere una situazione di reale pericolo da una di pura suggestione.

Per poterlo fare è utile mettere in atto alcune strategie di coping, come quelle riportate qui sopra, che aiutano a gestire e ridurre in modo adattivo i livelli di ansia. Se i sintomi sono causati dalla suggestione, la messa in atto di queste strategie li può ridurre. In conclusione, è possibile limitare i danni causati dal panico diffondendo informazioni corrette sui possibili comportamenti da adottare in queste circostanze (Patetta, Tanini, Leone, 2018).

Pragmaticamente parlando: se anche fossimo veramente ammalati staremmo meglio o peggio se oltre alla malattia stessimo vivendo anche il panico?

 

Articolo a cura di: dr.ssa Giorgia Tanzini 

 

Bibliografia

Chen, Y., Huang, X., Chien, C., & Cheng, J. (2016). The Effectiveness of Diaphragmatic Breathing Relaxation Training for Reducing Anxiety. Perspectives in Psychiatric Care, 53(4), 329–336.

Cuzzolaro, M., Frighi, L. (1991). Reazioni umane alle catastrofi. Fondazione Adriano Olivetti.

Goode, E. (1980). Deviant behavior. EnglewoodCliffs (N.J.).

Kim, S., Roth, W. T., & Wollburg, E. (2015). Effects of therapeutic relationship, expectancy, and credibility in breathing therapies for anxiety. Bulletin of Menninger Clinic, 79(2), 116–130.

Lavanco, G. (2007). Psicologia dei disastri. Comunità e globalizzazione della paura. Franco Angeli.

Smelser, N.J. (1968). Il comportamento collettivo, Vallecchi: Firenze.

Subbalakshmi, N. K., Adhikari, P., & Shanmugavel Jeganathan, P. (2014). Comparative study on cardiac autonomic modulation during deep breathing test and diaphragmatic breathing in type 2 diabetes and healthy subjects. Journal of Diabetes Investigation, 5(4), 456–463.

Tomich, G., França, D., Diório, A., Britto, R., Sampaio, R., & Parreira, V. (2007). Breathing pattern, thoracoabdominal motion and muscular activity during three breathing exercises. Brazilian Journal of Medical and Biological Research, 40(10), 1409–1417.

Yokogawa, M., Kurebayashi, T., Soma, K., Miaki, H., & Nakagawa, T. (2019). Investigation into Deep Breathing through Measurement of Ventilatory Parameters and Observation of Breathing Patterns. Journal of Visualized Experiments, (151). https://doi.org/10.3791/60062

 

Sitografia

State of Mind

Ministero della Salute

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